Bagnante

Autore: Marino Marini (1901-1980)
Datazione: 1934
Collocazione: chiostro delle sculture
Tecnica e materiali: peperino
Dimensioni: Altezza cm 96
Committenza: /
Provenienza: dono dello scultore, 1935
Soggetto iconografico: figura seduta
Iscrizioni: /

Descrizione

La scultura raffigura una giovane donna accovacciata in terra, posta frontalmente. Il suo corpo, dalla struttura vigorosa e solida, è ripiegato su se stesso in posizione quasi fetale: le due gambe flesse aderiscono al busto e arrivano a sfiorare i seni, mentre i piedi, paralleli e leggermente divaricati, sono saldamente ancorati alla base, concepita come spazio limite di un immaginario cubo.

Il capo, leggermente reclinato a destra e rivolto in basso, è sostenuto dal braccio destro piegato a formare un angolo acuto, il cui gomito poggia sul ginocchio destro e la mano è colta nell’atto di toccare i lunghi capelli sulla nuca. Il gomito del braccio sinistro, piegato a formare un angolo retto, è poggiato sul ginocchio sinistro, mentre il polso, apparentemente abbandonato, si piega verso il basso con la mano aperta.

Essenziale la descrizione dei lineamenti del volto: un ovale allungato da cui sporge solo il dritto e spigoloso naso, mentre gli occhi sono incisi e la piccola bocca è evidenziata da un lieve avvallamento della superficie. I capelli lunghi, definiti da leggeri tratti, si raccolgono sulle spalle e aderiscono al capo come fossero bagnati. Anche i dettagli anatomici sono ridotti al minimo. La scultura che sembra nuda in realtà indossa un costume a pantaloncino, indicato da una leggera incisione che si rintraccia sulle spalle e sulle parte superiore delle gambe.

La scelta del peperino, che contrasta con la tradizionale morbidezza del marmo bianco o la lucentezza del bronzo, serve a descrivere un’epidermide calda e spessa. La materia è lasciata allo stato grezzo non solo sulla base, dove sembrano affondare i pesanti piedi, ma anche nel ventre, in un’area nascosta alla vista e difficilmente raggiungibile al tatto; nelle parti interne delle braccia ben visibili sono invece i solchi incisi con le sgorbie.

Il profilo del corpo suggerisce una forma ovale geometrica e si associa a un’idea di staticità: una massa compatta e chiusa da cui emergono le linee arrotondate delle spalle, dei fianchi e delle gambe.

Notizie storico-artistiche

Il tema della Bagnante, che rientra in una tradizione iconografica (in pittura da Courbet e Manet fino a Cezanne e Matisse e in scultura da Renoir a Maillol), accompagna la ricerca dell’artista che l’affrontò sperimentando diverse tecniche: dal disegno alla grafica, e in scultura usando diversi materiali.

La pienezza del corpo è ciò che caratterizza l’immagine delle sue bagnanti, la cui femminilità suggerisce un’idea di abbondanza, prosperità e fertilità, tanto da collegarla alla serie di sculture e dipinti in cui affronta il tema di Pomona, divinità etrusca simbolo di fecondità, che appartiene a quell’antica civiltà amata dall’artista. Anche la scelta di indicare gli occhi con un semplice segno inciso rientra in quel processo di semplificazione proprio della scultura arcaica, “volta ad un estetismo idealizzato. Più che ad un’indagine del reale”. (M. Catalano, 2012) e diventa una implicita critica agli stereotipi della cultura ufficiale, che privilegiavano gli aspetti retorici della monumentalità. Secondo Maria Catalo la ricerca dell’artista “è volta ad un estetismo idealizzato. Più che ad un’indagine del reale… mira ad un elegante equilibrio formale L’atteggiamento della figura può essere anche messo in relazione con il modello iconografico della Malinconia per quell’abbandono riflessivo ai pensieri nostalgici.

Per quest’opera, che presenta notevoli affinità per analogo impianto compositivo con altre opere di Marini, lo scultore sceglie il peperino, pietra dal colore grigio scuro, di natura vulcanica, di cui apprezza la leggerezza, la resistenza e soprattutto la plasmabilità.

Il lavoro in esame, che può considerarsi la massima espressione raggiunta dall’artista su questo tema, viene esposta alla Seconda Quadriennale d’Arte nazionale del 1935, in occasione della quale Marino Marini vince il primo premio per questa scultura e, nello stesso anno, la dona al Governatorato di Roma.