L'Opera del mese - aprile 2021

Aprile 2021:
Giulio Turcato (Mantova 1912 - Roma 1995)
Comizio, 1949 -1950
Olio su tela, cm 145x200
Inv. AM 5247

Giulio Turcato (Mantova 1912 - Roma 1995) Comizio, 1949-1950 (particolare)

Una schiera di bandiere rosse sventola tra la folla; le loro forme aguzze, con i vertici appuntiti rivolti verso l'alto, si alternano alle bianche bande orizzontali degli striscioni e alle linee beige-marrone, di spessore variabile e andamento ondulato, che suggeriscono il brulicare di migliaia di manifestanti, una massa indifferenziata di individui che si traduce in una fitta tessitura grafica, un continuum di segni che unifica l’intero spazio pittorico in un ritmo serrato.

Comizio di Giulio Turcato è uno straordinario esempio dell’astrattismo di matrice neocubista maturato dall’artista alla metà del Novecento, nella convinzione che esista un’alternativa valida al linguaggio del realismo socialista per raccontare un periodo storico - il secondo dopoguerra - caratterizzato da impegno politico e forti tensioni sociali.

Di questo soggetto – variamente intitolato anche Bandiere, Festa popolare, Primo Maggio o semplicemente Composizione – esistono più versioni e di vario formato, antecedenti e successive.

Nei Comizi come in altre serie di tema politico (le rovine, le fabbriche, le rivolte, le miniere), Turcato raffigura temi cari alla cultura socialista e comunista, esercitando allo stesso tempo il proprio impegno anche sul versante del rinnovamento formale: sin dagli anni della militanza nell’Art Club, in Forma 1 e nel Fronte Nuovo delle Arti, l’artista è convinto che la pittura italiana debba inserirsi nel filone europeo e statunitense della ricerca formalista; un’opzione non facile, data la violenta polemica di Togliatti contro l’arte astratta.

Sembra che il dipinto derivi da un ricordo autobiografico e precisamente dalla visione di una manifestazione radunata nella piazza del Colosseo, vista dall’alto del Colle Oppio: questo spiega il particolare punto di vista che esclude l’orizzonte e che vede la completa saturazione dello spazio pittorico in una bidimensionalità senza prospettiva, tendendo piuttosto a risolvere la narrazione di un fatto di storia contemporanea nella poesia universale di pure forme geometriche e simboliche.

Per tornare alla rubrica > L'opera del mese della Galleria d'Arte Moderna