L'Opera del mese - aprile 2024

La tela presenta nel primo piano tre figure immerse in un paesaggio montuoso:
sulla sinistra, in piedi, con un bastone in mano, un uomo a torso nudo, un drappo rosso avvolto attorno ai fianchi, sta appoggiato a un basso muretto; sulla destra, una donna, che indossa una veste bianca e un manto azzurro avvolto attorno al capo e alle spalle, si piega in avanti come per prendere in braccio il bimbo, nudo, che le sta di fronte e che tende le braccia verso di lei.

Fra le figure si apre verso il fondo un ampio paesaggio di dune desertiche, come pietrificate; al centro si intravedono, in primo piano, un ponte a cinque arcate e, in lontananza, più definite, le minute arcate di un altro ponte; chiude l’orizzonte una catena montuosa.

In questa composizione, dal sapore arcaico e solenne, le figure, caratterizzate da una monumentale compattezza, si stagliano poderose sul paesaggio.

L’opera risente dell’influenza di Picasso e di evidenti ricordi dell’arte cosiddetta “primitiva” di Giotto, Masaccio, Mantegna e Piero della Francesca.

Sironi, esponente del movimento Novecento, recupera le tecniche e le iconografie proprie della tradizione artistica italiana e predilige forme solide ispirate alla classicità. È particolarmente attratto dal tema della maternità, rappresentato in vari disegni e dipinti, fortemente rappresentativo di un’umanità eroica e primordiale.

Il dipinto, che può rievocare i temi evangelici della Sacra Famiglia o del Riposo durante la fuga in Egitto, è stato pubblicato nel 1930 con il titolo "La famiglia del pastore" ed esposto fra le ventinove opere presentate nella sala dedicata a Sironi alla Prima Quadriennale d’Arte Nazionale del 1931; in quell’occasione è stato acquistato dal Governatorato di Roma.

L'opera è inserita nel percorso della mostra Reality: Optional. Miaz Brothers con i Maestri del XX secolo, nella sezione Blurred Personalities.

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