L'Opera del mese - novembre 2024
Gino Bonichi, Scipione
(Macerata, 1904 - Arco, Trento, 1933)
La via che porta a San Pietro (I Borghi), sul retro: via Ottaviano, 1930
Olio su tavola, cm 41,5 x 49
Inventario AM 973
La via che porta a San Pietro (I Borghi) è un dipinto realizzato nel 1930 da Scipione, pseudonimo di Gino Bonichi. Marchigiano di nascita, nel 1909 si trasferisce a Roma e studia alla scuola libera del nudo dell'Accademia di Roma dove incontra Mario Mafai. Con quest’ultimo e Antonietta Raphael formerà un sodalizio artistico - e di vita - che sarà poi denominato Scuola di Cavour da Roberto Longhi.
Oltre allo studio nell'Accademia, i tre artisti, nutrivano la propria cultura figurativa osservando e riproducendo assiduamente i maestri antichi e moderni conservati nei musei e nelle biblioteche romane.
Se da una parte respiravano un clima ancora legato al simbolismo e al decadentismo, dall’altra coltivavano il proprio immaginario con suggestive passeggiate notturne nella città, che si andava trasformando sotto i loro occhi con le demolizioni degli anni Trenta. Tra queste si ricorda quella di Spina di Borgo rappresentata in questo quadro.
Lo scorcio ripete le tinte preferite di Scipione, cariche di rossi crepitanti e filamenti ocra, combinati con tocchi di bruno nelle ombre più dense, tipici degli ultimi anni della sua produzione. Il dipinto offre una visione onirica e spettrale, lontana dalle rappresentazioni retoriche della città di Roma.
Il retro della tavola presenta un rigattiere che trascina un carretto, appena abbozzato; l’utilizzo di entrambi i versi della tavola è dovuto alle precarie condizioni economiche degli ultimi anni di vita dell'artista. Colpito dalla tubercolosi, che gli impedì di dipingere, si dedicò alla scrittura. Alcune sue poesie e scritti personali sono stati pubblicati dopo la morte avvenuta il 9 novembre del 1933. Ecco un estratto tratto da Le civette gridano, raccolta di poesie pubblicata nel 1938.
Alla calata del sole una pecora ha fatto un agnello.
È uscito tutto di lana, col sangue il cuore la voce.
Gli uomini sbucano fuori e se ne vanno via,
i cani silenziosi se ne vanno via, gli alberi aspettano il buio
per ignorarsi,
le erbe odorose si mettono
in cammino.
Le civette gridano, tutto si muove e l’angoscia riempie l’aria
di inquietudine.
Attualmente l'opera è esposta all'interno della mostra L'estetica della deformazione. Protagonisti dell'espressionismo italiano, visitabile presso la Galleria d'Arte Moderna fino al 2 febbraio 2025.
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