Alla fonte (La ninfa del bosco)
Autore: Nino (Giovanni) Costa (1826-1903)
Datazione: 1863-1895/1897
Collocazione: prima sala del primo piano
Tecnica e materiali: olio su tela
Dimensioni: cm 208 x 160
Committenza: /
Provenienza: acquistato nel 1926 dal Governatorato di Roma
Soggetto iconografico: figura di donna in un paesaggio
Iscrizioni: firmato in basso a sinistra: G. Costa

Descrizione
Il dipinto, una grande tela di formato rettangolare che si sviluppa verticalmente, presenta una figura femminile nuda, inserita in un paesaggio naturale. La protagonista, che domina la scena occupando gran parte della composizione, è posta in primo piano, leggermente spostata sulla sinistra, raffigurata nell’atto di avanzare verso una pozza d’acqua sorgiva, che si intravede davanti ai suoi piedi; è immersa in una fitta vegetazione boschiva con, sulla destra, uno sperone di roccia.
La posizione del suo corpo, dalle forme aggraziate e morbide, sembra seguire una linea ad “S”: la testa, le spalle e il busto sono inclinate verso sinistra mentre il bacino sporge verso destra su cui sembra gravare il peso sostenuto dalla stessa gamba, che tesa poggia saldamente sul terreno un po’ scosceso. A questo movimento si contrappone la posizione della gamba destra piegata pronta a sollevarsi per fare quel passo prima di immergersi, un attimo in cui alla sensazione di instabilità fisica si associata l’incertezza della sua decisione.
Accanto ai suoi piedi, sulla sinistra, è collocato un vaso rovesciato, formato da un corpo grosso in ceramica rossa e il collo stretto e corto di colorazione nera completato da un’unica ansa. Altro elemento protagonista della scena, che occupa il lato destro della composizione, è un imponente sperone di roccia, che supera l’altezza della figura.
Nel piano intermedio, dietro questo masso, si distinguono i tronchi esili di quattro alberi mentre sul sinistra, accanto alla figura, un altro tronco sembra assecondarne la posizione del corpo.
Il taglio alto dell’orizzonte lascia intravedere, tra la fitta boscaglia, lembi di cielo con cumuli di nuvole bianche.
La donna, che sembra come parte di questo sottobosco, dove i bassi arbusti e i cespugli sono in ombra, protetti dalle fitte chiome degli alberi, spicca per il biancore luminoso del suo incarnato in contrasto con il colore autunnale della vegetazione.
La giovinezza del suo corpo si rivela nella rotondità dei suoi seni, nella gambe affusolate, nelle braccia ben tornite, nella vita sottile e nella dolcezza del volto, reclinato sulla sinistra, con gli occhi abbassati, su cui risalta la rosea e piccola bocca e la folta capigliatura ondulata. Sopra questa lunga e voluminosa chioma, il cui colore ripete quello delle foglie cadute su di essa, che vanno dall’ocra al rosso scuro, si intrecciano ai due lati le mani della donna, raffigurata con le due braccia sollevate all’altezza della testa.
In primissimo piano la presenza dell’acqua è segnalata dalle ninfee acquatiche che vi galleggiano anche se il verde della vegetazione in essa riflesso sembra renderla invisibile.
La luce tocca con maggiore insistenza alcune parti del corpo, per poi diffondersi uniformemente e ritrovare la sua forza, sullo fondo, nel cielo.
Notizie storico-artistiche
L’idea per questo soggetto viene a Nino Costa quando, durante il suo soggiorno nel 1862 in Francia, ha modo di ammirare la nota foresta di Fontainbleau, la cui vegetazione ha sicuramente ispirato questo paesaggio.
La figura femminile, iconograficamente vicina al modello delle Veneri o alla Nascita di Venere, è probabilmente Lionne, una modella dalla copiosa e folta capigliatura color rame, ritratta più volte dal pittore, di cui restano anche numerosi schizzi e disegni preparatori.
Quest’opera è l’esempio del giusto equilibrio raggiunto dall’artista tra la figura umana e la natura, risultato di un lungo processo di elaborazione che si protrasse per oltre trent’anni.
Sebbene si sia formato in un ambiente conservatore, ben presto reagì alla rigidità accademica ponendosi come elemento innovatore nel panorama artistico di fine Ottocento soprattutto nel trattamento dettagliato del paesaggio, emotivamente coinvolgente, a cui si ispirò il gruppo dei “XXV della Campagna Romana”( LINK approfondimento).
La pittura di Nino Costa, inoltre, risente delle influenze sia della cultura purista francese e di quella simbolista preraffaellita, ben visibile nell’eleganza delle sue donne, le cui folte chiome rosse rappresentano il nuovo canone di bellezza femminile.
Il dipinto viene acquistato dal Governatorato di Roma dal rappresentante legale delle figlie di Nino Costa, Gian Francesco Guerrazzi. L’acquisto si inserisce nel quadro delle celebrazioni del centenario della nascita dell’artista e viene a soddisfare un desiderio espresso in vita dal pittore, quello di vederlo esposto in qualche galleria della sua città natale.