Passeggiata al Pincio

Autore: Georges Paul Leroux (1877-1957)
Datazione: 1910
Collocazione: prima sala del primo piano
Tecnica e materiali: olio su tela
Dimensioni: altezza cm. 217X430
Provenienza: dono di Charles ( anziché Georges)Leroux 1955-1956
Soggetto iconografico: passeggiata
Iscrizioni: firmato e datato in basso Georges Leroux-Rome-1910

Descrizione

La tela, a grandezza naturale, che si sviluppa orizzontalmente, presenta un gruppo di personaggi che passeggiano lungo la via del Pincio definita “la passeggiata di Roma” in un tardo pomeriggio assolato.

La scena si svolge su una terrazza delimitata da un basso muretto, che divide a metà la composizione, al di là del quale è possibile godere di un’ampia vista sulla città. Sullo sfondo si distingue l’inconfondibile cupola della Basilica di San Pietro, quasi al centro della tela, e, appena un po’ discosti, sulla destra, i due alti campanili che inquadrano la facciata della chiesa di San Giacomo in Augusta.

Nel piano intermedio del dipinto, partendo dal lato destro - davanti ad un albero secolare la cui rigogliosa chioma occupa gran parte della zona superiore del dipinto- è raffigurato un primo gruppo di persone composto da due corpulente balie, che indossano abiti popolani, di cui una tiene una bambina in braccio con una bianca cuffia mentre l’altra spinge una carrozzina, posta di profilo, da cui si vede uscire una piccola manina e scendere sul lato una coperta damascata. Precede la carrozzina un secondo gruppo: tre bambine vestite a festa che si tengono per mano e parlano amichevolmente, mentre dietro, più distante, un bambino elegantemente vestito tiene nella mano destra un cappello e sembra seguirle. Sull’estremità sinistra un terzo gruppo: un uomo vestito di scuro, il cui corpo è parzialmente nascosto da un albero, è vicino ad una giovane donna, ritratta di spalle, che tiene tra le braccia una bambina vestita di bianco.

In primo piano, infine, il quarto e ultimo gruppo, spostato leggermente a sinistra della composizione, formato da due eleganti signore, a figura intera, le cui ricercate vesti rivelano la loro appartenenza al ceto alto borghese, poste vicine una accanto all’altra, quasi di tre quarti, incedono elegantemente dirigendosi verso destra con il volto e lo sguardo rivolto verso il pittore che sembra osservarle.

In primissimo piano, vicino alle due donne, un bambino, ritratto di spalle, vestito con un e un cappello scuro, intento a portare a spasso il suo cane, un volpino, che tiene al guinzaglio con la mano destra, mentre gira, come incuriosito, la testa verso il gruppo delle tre bambine.

L’intera composizione è interessata da intensi contrasti cromatici: zone d’ ombra sono interrotte da piccoli e circoscritti effetti di bagliori dovuti alla luce del sole che filtra attraverso alla fitta vegetazione degli alberi. Sull’alta linea dell’orizzonte si delinea il profilo della città contro il cielo, in cui la ricerca luministica raggiunge effetti di vibrazioni atmosferiche.

La descrizione dei vestiti di tutti i personaggi, attenta e minuziosa, definisce in modo inequivocabile l’appartenenza ai diversi ceti sociali delle figure che si muovono in questo luogo. Le balie sono chiaramente identificate dalle loro vesti e dal grembiule che indossano insieme alla vistosa esposizione delle collane e degli orecchini in corallo - dono delle famiglie presso le quali sono a servizio, compresi nel “contratto di baliatico” – pietra scelta perché tra le sue proprietà scaramantiche ha anche quella di proteggere la salute dei bambini. Le bambine indossano vestitini di colore bianco e rosa piuttosto leziosi e portano tutte il cappellino con fiocchetti sulla testa.

L’abbigliamento alla moda delle due signore è quello più accattivante: abiti scuri dalle linee morbide, lunghi fino ai piedi, camicetta con alti colletti di merletto e ricercati accessori: i cappelli a larga falda adorni di nastri azzurri, i lunghi guanti bianchi e il ventaglio che la dama, posta in secondo piano rispetto alla prima, tiene aperto come a nascondere, in modo civettuolo, parte del volto.

Anche gli ultimi personaggi a sinistra sono di estrazione popolare come denota il loro abbigliamento: l’uomo con abito marrone porta un cappello a falda circolare, la donna, un’altra balia, indossa un grembiule allacciato in vita con un largo fiocco e uno scialle bianco sulle spalle.

Il dipinto è eseguito con colori ad olio su tela. Il pittore prende spunto dalla tecnica del Divisionismo - vale a dire quella di usare colori puri, non uniti al bianco e al nero, dati a piccoli tocchi- da lui reinterpretata di cui però adotta puntualmente la pennellata veloce; nella resa pittorica della coda in movimento del cane preciso è il richiamo al dinamismo futurista di Giacomo Balla.

Notizie storico-artistiche

L’immagine è costruita come se si trattasse di uno scatto fotografico “rubato”, in cui le due protagoniste femminili si fermano e guardano verso lo spettatore-pittore. Uno studio dell’inquadratura che denota da parte dell’artista la conoscenza delle innovativa tecnica fotografica.

Il tema della passeggiata diventa lo spunto per raccontare i costumi della società della fine dell’Ottocento, immagine che raffigura uno “spaccato di vita borghese”, dove questo nuovo ceto, dopo il 1870 con la proclamazione di Roma capitale, si era sostituito all’aristocrazia romana e alla corte papale.

L’espressione di questa trasformazione sociale ben si identifica con la passeggiata domenicale al Pincio, luogo prediletto per intrattenersi all’aperto, dove si ascoltavano concerti e si sedeva nei caffè, circondati dalla grande bellezza della città eterna.

Protagonista del dipinto è anche la veduta della città che corrisponde alla vista che l’artista godeva dalla finestra del suo studio a Villa Medici e non a quella reale visibile dalla terrazza del Pincio.

Questo dipinto - un chiaro omaggio a Roma da parte del pittore Georges Paul Leroux, vincitore nel 1906 del Prix de Rome (borsa di studio di formazione dei pittori francesi)- raffigura uno scorcio della città molto amato dall’artista, tanto da essere riproposto in diversi disegni ed acquarelli (“Vicari Rossi visto dalla terrazza del Pincio, matita, carboncino e acquarello, 22,9x43x3 cm ( San Francisno , Museo delle Belle Arti) e “Veduta di Roma dalla terrazza del giardino di Villa Medici, Carbone,26,5 x 33,5 cm).

La grande tela, recentemente restaurata, è stata esposta per la prima volta alla mostra “Artisti dell’800. Temi e riscoperte”, che si è svolta da novembre ad agosto 2015, alla Galleria di Roma.