L'Opera del mese - ottobre 2022
Giuseppe Capogrossi
(Roma, 1900 - 1972)
Superficie 572, 1955
Tecnica mista su tela, cm 68,7 x 111,5
Inv. AM 4129
In occasione dei cinquant'anni dalla scomparsa di Giuseppe Capogrossi (1900-1972) la rubrica "L'opera del mese" è dedicata a una delle opere appartenenti alla collezione della Galleria d'Arte Moderna ascrivibili a questo grande Maestro, padre della pittura informale e pioniere della ricerca astrattista italiana.
In Superficie 572 lo spazio pittorico è suddiviso da una griglia di linee orizzontali e verticali, sottili o larghe, lineari o dentellate, che individuano riquadri di varia grandezza su cui sono applicati inserti a collage dalla caratteristica forma dentata, elemento formale che contraddistingue l'artista a partire dall'inizio degli anni Cinquanta.
Completati gli studi in Giurisprudenza, Capogrossi si dedicò alla pittura sin dagli anni Venti, formandosi presso la prestigiosa Libera scuola di Nudo di Felice Carena. Dopo una lunga fase figurativa nell'ambito del tonalismo della Scuola Romana e una breve stagione cubista (1947-49), si orientò verso una crescente sintesi e la dissoluzione dell'immagine, fino ad arrivare a un segno essenziale e ridotto. La nuova produzione, presentata a Roma alla Galleria del Secolo nel gennaio del 1950, si contraddistingue già per quel segno inconfondibile, geometrico e dentellato, che Corrado Cagli, nel presentare la personale, interpretò in chiave simbolica, sottolineandone, alla luce degli scritti junghiani, la componente inconscia e primordiale. La nuova proposta linguistica avvicinò naturalmente Capogrossi alle ricerche astratto-informali che contemporaneamente, in Europa e negli Stati Uniti, sviluppavano Pollock, De Kooning, Fautrier, Wols, Dubuffet, con i quali infatti l'artista italiano partecipò alla mostra parigina Véhémences confrontées (1951) curata da Michel Tapié.
Con gli anni le superfici si fecero sempre più complesse e organizzate, all'essenzialità del bianco e nero si aggiunsero i colori, nella coerenza di un segno allo stesso tempo scarno e ricco, riconoscibile e versatile, capace di infinite variazioni, dimensioni, combinazioni e accenti ritmici. Un segno che non serve a una "rappresentazione" naturalistica ma che ha in se stesso la propria ragion d'essere, la propria efficacia comunicativa, la propria consistenza materica, aprendosi a possibili suggestioni interpretative.
Superficie 572 è stata acquistata dal Comune di Roma nel 1968 ed è l'unica opera astratta di Capogrossi presente nelle collezioni civiche. Altri quattro dipinti in collezione - Giocatore di ping-pong (1931), Giuochi (1935), Oggetti rustici (1939) e Paesaggio romano (1939) - sono riferibili invece alla stagione figurativa.
Per tornare alla rubrica > L'opera del mese della Galleria d'Arte Moderna