L'Opera del mese - dicembre 2025

Tullio Crali
(Igalo, 6 dicembre 1910 - Milano, 5 agosto 2000)
Vite orizzontale, 1938
olio su tavola
Inventario AM 1247

Il dipinto di Tullio Crali è parte delle collezioni comunali dal 1939, quando fu acquistato dal Governatorato alla III Quadriennale Nazionale d’Arte, dove era parte della “Mostra futurista di aeropittori e aeroscultori”, presentata in catalogo da Filippo Tommaso Marinetti. Già nel suo romanzo Le Monoplan du pape (1912), il padre del futurismo aveva immaginato di rapire il papa a bordo di un aereo. Il mito del volo aereo, che a sua volta incarna quello del progresso tecnologico e della velocità, attraversa l’intero futurismo e troverà un punto di arrivo nel Manifesto dell’Aeropittura futurista (1929).

Dall’esperienza diretta del volo nasceranno poesie e dipinti, come quello di Tullio Crali che infatti era assiduo frequentatore dell’aeroporto di Merna, vicino Gorizia, da cui decollò con un idrovolante diretto in Istria. Di questa esperienza l’artista scrisse: «Colmò tutta la mia avidità di vedere, sentire, conoscere: l'ondata del decollo, la voce prepotente dei motori, l'intransigenza dell'elica, la sorpresa della sospensione a cento, cinquecento, mille metri sul mare, l'ubbidienza dei comandi, l'indisciplina della bora, vuoti, impennate, tutto era meraviglioso e quando mi trovai a terra era come se m'avessero derubato».

La velocità e l’altezza trasfigurano il paesaggio: quella che a prima vista è una semplice veduta aerea di una città è in realtà una visione deformata dal volo aereo, dove la terra si inclina, quasi si ribalta, e le costruzioni raggiungono il cielo per avvolgersi e confondersi con le nuvole in un grande vortice.

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