Gli amanti

Autore: Giovanni Prini (1877-1958)
Datazione: 1909-1913
Collocazione: chiostro delle sculture
Tecnica e materiali: marmo
Dimensioni: Altezza cm 180
Committenza: /
Provenienza: acquistato nel 1926 dal Governatorato di Roma
Soggetto iconografico: due figure abbracciate
Iscrizioni: /

Descrizione

La scultura raffigura due figure nude, un uomo e una donna, unite tra di loro in un abbraccio e bacio. La struttura della composizione tende alla verticalità, data soprattutto dalla base, a forma di cuneo, un blocco ruvido scalpellato, su cui si innalzano le due figure, secondo un ritmo ascensionale che favorisce una visione dal basso verso l’alto.

Diverse le posizioni dei due corpi, che sembrano quasi fondersi: la donna è posta più in basso rispetto all’uomo, che la sovrasta con tutte le spalle, il quale, dalla posizione delle sue braccia, piegate sul petto, sembra abbia deciso di lasciarla andare. Il gesto della donna invece di rimanere attaccata al corpo dell’amato è ormai debole, come rassegnato.

Di profilo è il corpo femminile, affusolato e slanciato, che sembra come pronto a scivolare, liberandosi dall’abbraccio: le gambe, diritte e unite, si piegano all’altezza delle ginocchia, nell’incontro con il blocco della base, mentre le braccia esili sono piegate e strette lungo il busto e la mano destra è poggiata sul petto dell’uomo e quella sinistra gli sfiora la spalla destra. La testa della donna è rivolta all’indietro, tanto che si può ammirare le lunga linea del collo e della mascella, mentre non sono visibili i lineamenti del volto. I lunghi capelli, segnati da sottili e regolari incisioni, sono raccolti in una crocchia e divisi da una scriminatura centrale.

L’uomo, in posizione eretta, presenta il busto, di cui viene accuratamente descritta la robusta muscolatura, quasi in posizione frontale, mentre la spalla destra è interessata da una leggera torsione verso sinistra, direzione seguita anche dal collo e dal volto, entrambi posti di profilo, che sembrano come piegarsi per baciare la donna amata. L’inclinazione forzata della testa e del collo creano come una linea orizzontale che chiude la spinta verticale della composizione.

Le braccia piegate con le mani sovrapposte (la sinistra sulla destra) sono poggiate sopra il cuore e sfiorano la mano destra della donna. Il volto, di cui si intravede la forma dell’occhio sinistro, è incorniciato da una corta capigliatura, anch’essa separa al centro da una riga. La parte superiore delle gambe è ben modellata mentre il resto è come nascosto nella base, non finito.

Il punto di contatto, in cui si concentra l’emozione di questo distacco amoroso, è però dato dall’intersezione dei volti, collegati anche sulla sommità delle teste come da un lembo di materia grezza, una frammento che vuole ricollegare l’intera composizione all’unità del blocco di marmo da cui è stata ricavata l’intera opera.

Di questo materiale vengono sfruttate le diverse potenzialità espressive che, in questo caso, passano dalla raffinata levigatezza per la resa dell’epidermide alla rugosità degli elementi che servono a descrivere lo spazio.

Notizie storico-artistiche

L’opera viene acquistata dal Governatorato di Roma nel 1926 tra le opere presentate alla “XCII Esposizione della Società Amatori e Cultori di Belle Arti”.

Una versione in gesso del gruppo Gli amanti, modellata dallo scultore sul finire del primo decennio del Novecento, è stata presentata al pubblico nel 1909 in occasione della “VIII Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia”. Le modifiche apportate nel passaggio dal gesso all’opera in marmo sottolineano l’aderenza stilistica dello scultore alla semplificazione formale e al linearismo tipico della Secessione europea.

Accanto alla monumentalità dei gruppi scultorei, l’artista genovese, che giovanissimo nel 1892 si era trasferito a Roma, dove ebbe modo di frequentare Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini e Duilio Cambellotti, grazie al quale probabilmente si avvicinò alla ceramica, già nei ritratti giovanili mostrava un particolare interesse per un’umanità dolente e malinconica, aspetto che si ritrova nel soggetto dell’opera in esame, riprendendo un soggetto, l’abbraccio tra uomo e donna, che appartiene al repertorio iconografico della cultura decadentista europea e trova illustri precedenti ne “Il bacio”, 1898 di Auguste Rodin, e ne “Il Bacio”, 1907 di Klimt.